Testimonianze critiche - ercolino ferraina

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Ercolino Ferraina
Stralci critici

La sensibilità artistica e' sempre presente in lui, sin dall'eta' scolare, numerosi sono gli schizzi e disegni di quel periodo. E' giunto per gradi alla pittura; del 1977 sono alcune opere eseguiti a tempera su cartoncino. Negli anni 1980-81 esplode nella pienezza totale la vena artistica, ricercando con coraggio, forza e volontà, ma anche con timidezza, la timidezza che distingue ogni vero artista, la gratificazione del cominciare, attraverso le opere, il messaggio, il messaggio dell'uomo per un mondo piu' pulito. I suoi paesaggi, infatti di prati ed acque lacustre, di fiori ed erba viva, sembrano dire ed ammonire il "lettore": conservatemi cosi'. In alcune opere il colore e' sapientemente dosato con freschezza ed immediatezza; un calore vaporoso, caldo, infatti il rosso e' spesso buttato sulla tela con intensità, ma spesso accompagnato dai colori freddi, il verde e l'azzurro che sembrano ottenere la forza espressiva conferendo un senso di distensione, di morbidezza e pacatezza. L'artista evidenzia con insistenza gli stessi elementi naturali l'acqua, il cielo, la terra, la pianta, elementi di cui in questo mondo di progresso e civiltà, spesso ci si dimentica l'importanza ed Ercolino Ferraina sapientemente ce lo comunica.
Rossano 1988
Salvatore Bugliaro Pittore e critico d'arte

.....il suo interlocutore primo è il colore; il colore è il suo strumento e il suo padrone, talora il suo tiranno, il suo dio. Lo usa levigato, strisciato, spatolato, lo alterna al bianco e nero e gielo sposa in concorrenza e in armonia, lo manovra a suo agio, ed anche lo violenta, ma esso, talvolta si rifà e gli prende la man, lo conduce dove vuol; ne esce allora l’espressionismo istintivo........
Giovanni Sapia Presidente dell’università popolare di Rossano
Mirto 1990 Circolo Culturale

In Ercolino Ferraina la gamma dei colori che s'espande in luce per dar posto alle forme e per dare alle forme suggestione e carica di umanita' e di pensiero. Il senso della profondita', il volume che si esteriorizza per dare anima ai corpi, trovano nella sua pennellata che e' ariosa, ma quasi architettonica nella precisione delle sue volute, il completamento di uno stato d'animo che e' tra i piu' vissuti e i piu' sofferenti.
Remo Alessandro Piperno Gallerista e critico
Roma 1993

Ferraina nel fertile solco della calabresità, si distingue per le intense policromie in cui è spesso possibile ravvisare un punto prospettico irradiante il colore in varie vaporosità e gradazioni di luce, corrispondenti alle istanze del suo vissuto e del suo io. Come sosteneva Nolde:<< I colori sono vibrazioni come campagne d'argento e suoni di bronzo; annunciano felicità, passione e amore , anima, sangue e morte>>. La ricerca a volte assume le sembianze di uno scandaglio delle profondità della psiche, ma quando essa muove da uno sguardo più pacato del mondo ne scaturiscono il paesaggio jonico calabrese e le figure della memoria, ad esempio gli antichi maestri artigiani, il liutaio, il vasaio, il fabbro, l'impagliatore. L'artista ci immerge così nel respiro più ampio e commosso della terra, del creato, della nostra storia.
Rocco Taliano Grasso, poeta scrittore e critico d'arte
Rossano Dicembre 1993

Tra le spatolate dense e intensamente cromatiche, si avverte chiaramente la necessità della ricerca metafisica, si avverte il dubbio della caducità dell'uomo, il desiderio di porre la centralità del trascendente all'interno dell'itinerario quotidiano. Ferraina questo vuole, questo anela spasmodicamente. Dimostra certo fatica, tensione, incertezza, dubbi violenti, ma anche speranza ed ottimismo. L'influenza espressionistica di Van Gogh è evidente, come è chiaro anche la traduzione nelle sue opere dell'attrazione polare e della forza gravitazionale che esercitano le immagini del maestro olandese in chi le osserva. Infatti Ferraina privilegia la centralità della luce che rappresenta il fulcro, momento dissacratore e liberatore di un sofferto percorso di ricerca nell'essere, luce che in tutte le opere dell'artista è esplosione-implosione contemporaneamente, e, comunque, punto terminale di un complesso e sapiente lavoro introspettivo.
Settimio Ferrari Giornalista e critico d'arte
Catanzaro 31/1/1994 Palazzo della Provincia “Galleria A. Cefaly’"

.... alla pittura di Ferraina appartiene una pennellata ariosa, architettonica, la spatola diviene lo strumento della ricerca esistenziale. Le sue opere sono espressione di un’arte non solo figurativa, ma rappresentativa di una carica umana composta da vibrazioni e vitalità, data dalla passione estatica dei suoi colori e dai riflessi segnati dalla luce. Ferraina è figlio di questa terra, e questa terra lo ha formato nel sentire, lo ha forgiato nell’ascolto silenzioso della natura ......
Vittorio Politano Critico d’arte V. D. Accademia Belle Arti di Catanzaro
1994 Caraffa di CZ

“La mente”, il dipinto di Ercolino Ferraina che, tramite l’utilizzo di colori puri lavorati di getto, senza la meditazione del progetto iniziale, ha restituito un tunnel capace di agganciare, psicologicamente, lo spettatore attento, trascinandolo in un coinvolgimento vorticoso, nell’analisi del proprio “IO” profondo rompendo con una pittura che definirei di grande effetto suggestivo: una tra le opere, questa forse più significative e di ricerca esposte alla mostra allestita presso la Maison de Loisir et Culture de Montmorency Parigi “ Premio Italiai 94”
Lorenzo Quintilio Bonini Critico d'arte
Milano 1994

… un teatro di figure meridionali, calabresi come lui, teatro di saporosa memoria quindi, quello di Ercolino, dove i colori collidono alla ricerca di un punto finale, centrale sulla tela, di conflagrazione; una sorta di agognato raggiungimento del climax o di un caos primigenio da cui il pittore auspica rinascite, nel miracolo infinito della materia indistruttibile che perpetua la vita e le sue meraviglie.
Come i fili di un gomitolo che si addensano al nucleo per poi perpetuamente dipanarsi in nuove creazioni. Del resto la sua pittura, coerentemente, è la riproposizione fedele dell’energia instancabile che già il Nostro riversa nella vita attraverso il molteplice, vario e benemerito operare nell’arte e nella cultura come anche nel mondo dello spettacolo con opportuni riconoscimenti.
Rocco Taliano Grasso  poeta e scrittore
6 dicembre 2008 Centro Arte Club

Le ultime opere di Ercolino Ferraina riflettono in pieno l'evoluzione pittorica del pittore che, come sempre riesce a infondere nei suoi quadri una grande forza espressiva e comunicativa. Il colore rimane il protagonista indiscusso; dai monocromatici rossi accessi ai verdi e contrastati paesaggi. Nei dipinti delle espressioni dominicane, nonché dei rossi paesaggi accesi, emergono con maggiore energia per via delle dinamiche spatolate e qualche pennellata più sciolta, suggestive ed immediate scene, rendendo il paesaggio gradevole ed emozionante. In questi ultimi dipinti, si percepisce oltre ad una sempre più evidente sintesi pittorica, frutto di un'attrazione inconscia verso un espressionismo evoluto, anche, un nuovo modo di costruire la scena del quadro e di raccontare il paesaggio. Grazie alla sua maestria nell'uso di tonalità accese e brillanti, segni dinamici e spatolate materiche armonicamente amalgamate sulla tela; l'artista riesce a dare vita a nuove e molteplici forme apparentemente nate dalla casualità del gesto, ma che invece sono frutto di una originalità rese piacevoli e nel contempo uniche, frutto della sua sensibilità nell'uso sapiente del colore e della sua acuta osservazione della realtà.
Stefania D’Elia Giugno 2008

Ercolino Ferraina si affaccia su uno dei palcoscenici più importanti, per l’arte, in Europa: la città di Bruxelles, capitale d’Europa. Egli scriverà la sua pagina di piccola Storia, Storia minore destinata pur sempre ad essere una Storia, nel panorama globale dell’arte. ..
Una Mostra italiana, questa Mostra Personale di Ferraina che condensa una sintesi di quell’arcipelago costituito da diversi temi pittorici.
Nella splendida cornice della location, a due passi dalla famosa via del Lusso, l’Avenue Louise, opere di diverso genere tematiche ma con tecnica estremamente personale Ferraina presenta …con tratti spontanei, nervosi ma mai lasciati al caso; egli graffia, segna, plasma forme e volumi come scultore sulla tela…
La liaison è offerta da un tema unificante, dall’intrigante titolo “Memorie di viaggio- Mediterraneo… ed oltre” che offre all’esigente pubblico belga un ventaglio di opere apparentemente diverse tra loro, unite, saldamente, dal fil rouge della memoria storica, personale e legata all’immaginario collettivo….Il paese natìo…il luogo d’origine….la madre Terra…il paesaggio del Sud….un caleidoscopio di colori senza tempo.
Il viaggio…in particolare nella memoria, ha sempre esercitato un fascino straordinario sull’uomo….Ercolino Ferraina narra dei suoi viaggi compiuti intorno al suo mondo interiore, onirico. Le sue opere cantano di quei viaggi più sofferti, quelli più intimi…viaggi dilettevoli, nel cammino dell’uomo, viaggi gioiosi, nel paesaggio, nel verde, nell’infinito…viaggi “arcaici”, sospesi tra cielo e terra… quelli dentro il proprio “io”, raccontati, magari, con i colori e le memorie del cuore.
L’elegante e scenografico sipario di Bruxelles…. si apre; conferma il successo di artisti come Ferraina che, forte personalità ed originali opere, confidano nelle sicure chances della capitale d’Europa.
Maria Teresa Prestigiacomo “L’arte È un viaggio…nel mondo, nell’anima, nella solitudine esistenziale, nel sole e nel buio, ella gioia e nella disperazione, nella poesia e nella musica, nel sogno e nella…speranza”
Maria Teresa Prestigiacomo giornalista e critico d'arte
Bruxelles 2 aprile 2009

…al dinamismo interiore, fonte di temperature coloristiche elevate, subentra a volte una malinconia diffusa che macera l’intimo, che trasfigura e sfuma i contorni rendendoli dolci o sopiti ed è allora che la ricerca pittorica diventa esplorativa come se la Memoria inducesse l’artista a misurarsi col passato, a trovare migliori ragioni di vita, altri riferimenti espressivi in cui la luce non più violenta diventa elemento di quiete. E’ qui che la pittura di Ercolino Ferraina nella comunicazione trova la sua massima espressione, toccando corde che complice l’immagine si fanno linguaggio poetico. Un Ferraina espressionista puro che visita vecchi mestieri della sua terra, poco retribuiti, esercitati nell’umiltà che la civiltà dei consumi non ha contaminato, perché destinati a scomparire. Il mestiere dei cestai, dei liutai, degli impagliatori di sedie, dei vasai e dei forgiari, avvolti nelle tele in atmosfere di jonicità con il cesto fine ultimo di un sapiente intreccio di fruste che diventa riferimento semantico del suo modo di far pittura, espressa con gli andamenti regolari delle sue linee di tessitura cromatica sapientemente spatolati. Quando si rivolge all’acqua dei ruscelli in ferma, con il folto verde che fa da contorno intrecciando grovigli, è Monet a guidargli la mano, chiamandolo a collocare ninfee e dolci infiorescenze acquatiche che attraversate dalla luce sembrano prendere vita in una trasfigurazione romantica da tardo impressionismo.
Calopezzati Agosto 2010     Editore poeta e critico d’arte Gerardo Leonardis

Ercolino Ferraina ci presenta una pittura che fa sognare, portandoci in atmosfere naturalistiche, in grado di provocare profonde emozioni. Nascono così splendidi dipinti ad olio, dove la campagna rigogliosa si apre davanti allo spettatore con un ampio respiro compositivo, rivelando un mondo fatto di sentimenti rivissuti in forme idilliache. Una primavera artistica fatta di colori ad olio, brillanti e luminosi, dove in un mondo di cromie chiassose, sboccia l’amore per il bello e la natura. Paradigma del suo lirismo è il dipinto intitolato: “Rosso cielo nelle campagne ioniche”, opera pittorica che, sebbene di piccole dimensioni, rivela le singolari qualità dell’autore rossanese.
Il cielo, infatti, è percorso da pennellate ampie, dense e parallele, tali da suggerire allo spettatore una atmosfera di indubbia tensione. Questi interventi “vangogghiani” di colore vivo e dinamico, proseguono in basso, con striature punteggiate di bianco, giallo e nero, in modo che il contrasto cromatico delle tinte possa creare una dinamicità rappresentazione scenica.

In altri dipinti emerge la matrice post-impressionista del Ferraina, soprattutto quando dipinge personaggi del territorio. Nella composizione delle figure, infatti, l’artista procede con brevi tocchi di colore puro, che opportunamente sovrapposti, danno luogo a singolari atmosfere luminose. Uno studio di colori complementari, poi, unito alle sovrapposizioni cromatiche, gli permette di saltare la luce naturale, “en plein air”, all’aperto e dal vero.

L’idea di cogliere la luce “spontanea” è stata espressa recentemente nel suo “Autoritratto con cavalletto e tavolozza”, dipinto storico eseguito in un giardino jonico, adiacente il suo laboratorio d’arte.
Nel’opera si possono notare sia l’espressività dell’autore, colta in un momento di grande intensità poetica, sia il progressivo sviluppo dei mutamenti atmosferici determinati nella natura. L’artista è colto in uno stato d’animo inquieto, con la barba ispida, gli abiti poco curati e l’espressione sognante, proteso con tutte le facoltà sensoriali a dipingere se stesso e le proprie emozioni.
Roma 22 settembre 2011 Critico d’arte Antonio Sorgente

E’ indubbio che il pittore Ercolino Ferraina sia nato con una sensibilità per il colore, al punto che egli pare dotato di capacità tattili del colore stesso come lo si respira nella natura. Ed anche se il riferimento artistico più immediato è l’espressionismo di Van Gogh, resta tuttavia la caratterizzazione emotiva e direi quasi “linguistica”, espressiva, che è propria di Ferraina. Un uso dei colori che è diretta comunicazione o riflesso con l’interno dell’inconscio e della psiche dell’autore, per rapportarsi alle capacità visive dei fruitori della sua arte. Come i fauves amarono il colore per la sua intrinseca capacità di comunicare stati emotivi, parimenti Ferraina “parla” e riflette con i suoi esplodenti colori. Le contrapposizioni tra luce e chiaroscuro, i riflessi tra cielo, mare e terra, paiono una lettura in codice per unificare il tutto, in un fantasmagorico panteismo vitalistico. I colori come materia si sostituiscono quasi alle forme e, forse, ai contenuti, per cui pare presupposta una simbolica del colore per intendere la cifra e l’orientamento significativo delle opere di Ferraina.
Gianpaolo Thorel Critico d’arte, Giornalista, Pubblicista Doc. Univiversità di Siena
Il discorso pittorico di Ercolino Ferraina poeta della natura, e' intimamente e indissolubilmente legato alla natura. Riesce a trasferirla sulla tela nei mutamenti di stagione e di luce in una festa di colori. Pier Emilio Acri  giornalista
 Le sue opere sono, ora una molteplicità di colori e di luci che esprimono dinamismo, ora distese cromatiche dolci e serene che suscitano il senso del sollievo, della distensione. Le une e le altre però non esprimono mai pessimismo o semplice sofferenza, ma forte desiderio di raggiungere la meta, la speranza di un mondo mifliore. Questo è il messaggio dell’Artista alle nuove generazioni attraverso i segni della pittura che, sapientemente prodotti col pennello e la spatola, creano un lirico equilibrio compositivo.
Salvatore Bugliaro Storico e critico d'arte
                                              Testi critici completi
Ercolino Ferraina e Rossano, a cura di Gennaro Mercogliano
  Non si può essere rossanesi senza esserne orgogliosi.  Chi è nato a Rossano può menare tale vanto, pur nella perdita quotidiana di beni, sostanze e servizi, uffici e istituti che una cattiva politica sta quotidianamente producendo.
 Ma l’amore del luogo non cessa per questo, anzi aumenta a misura delle spoliazioni subite. E ingenera un rinnovato desiderio di giustizia, forse una rinnovata passione per la politica, un nuovo interesse per la città come quello che i giovani stanno manifestando in un’ottima rubrica de “la Voce”, in cui essi sono protagonisti, intitolata Lettere al futuro. Faremmo bene a leggere con attenzione ciò che scrivono i giovani della loro città, amata dai recessi dell’anima, ma forse distante dai loro orizzonti sociali.
 L’amor loci può insorgere anche in chi è approdato alla città per una strana avventura della vita, ma chi vi è nato o vi è giunto ha il dovere di restituire ciò che prende.
 A me, fiera progenie di stirpe nolana, è capitato di innamorarmi tardi di Rossano, ma, quando è accaduto, diversi decenni fa, si è trattato d’un amore profondo, irredimibile, che si è estrinsecato in molteplici testimonianze, in una viscerale attenzione a tutto quanto succede nella città bizantina.  
 Tanto la ho amata e la amo, la mia città, che a un certo  punto ho inteso sacrificare i miei studi letterari rivolti ai grandi autori della letteratura italiana e al Novecento, per compulsare con accanimento la storia cittadina insieme a Franco Joele Pace. Con lui, mio compagno di liceo,  compio quasi ogni giorno, come per recuperare il tempo perduto, un dolce vergiliato, inteso a fantasticare e a conoscere le antiche storie e le leggende che hanno  fatto grande e famosa la nostra città.
 Parliamo di San Nilo, della casa di Sassonia e dell’imperatrice Teofano, del crociato Amarelli, del duca Marzano e della regina Bona Sforza, di Pietro Malena e del Novantanove, dell’impresa dei Mille e di Luigi Minnicelli, di tutto quello, insomma, che ancora necessita di qualche ragguaglio di chiarificazione e di contezza.
 Ho vissuto come una profonda nostalgia l’esilio dalla patria nolana di Salvatore Mercogliano, giunto a Rossano nel lontano 1862 per la repressione del brigantaggio, colui che ha dato origine al ramo rossanese della famiglia, che è divenuta rossanese, appunto, da sei-sette generazioni. Ho pensato per lunghi anni, con dolore, più a quello che avevo perduto che a ciò che mi si parava davanti, all’aria che mi nutriva, ai monumenti insigni che gli stranieri visitano d’estate e di cui pure comprendevo il valore, la bellezza. A un certo punto ho cominciato a fare dolorosa ammenda e a rendere alla città madre quello che mi aveva dato e continuava a donarmi: la cittadinanza, la scuola, la famiglia, la cultura, la vita.
 Il mio cuore ha sempre avuto un sussulto dinanzi all’Icona Achiropita. Essa ti rivolge sempre il suo sguardo, che è fermo e severo come dev’essere quello di una madre; e da qualsiasi punto di osservazione tu la ammiri, l’Achiropita ti ammonisce e ti benedice, ma tu non vorresti mai allontanarti da quel marmo policromo di Cipro illuminato dai suoi occhi imperiali.  Quando il compianto padre Leopoldo Tiano benedì le mie nozze presso l’altare della Vergine, invocando sui novelli sposi la protezione della Theotòkos, il mio agnosticismo ebbe un colpo mortale. Mi accosto all’altare della Tutta Santa con una commozione che ha molto in comune con la compunzione del fedele, non ancora illuminato dalla grazia.
 Ora io non sono qui per parlare di me, stasera, piuttosto di Ercolino Ferraina, un artista originale, vorrei dire inimitabile nella sua capacità organizzativa di eventi, il quale si è segnalato nella nostra città per aver promosso, sempre con notevole successo, le memorabili stagioni dell’Estate sotto la Torre, presso il Lido Sant’Angelo. Anche io talvolta gli ho dato una mano, sottolineando la necessità di accorciare le distanze tra Centro e Scalo attraverso una continua e coerente frequenza di eventi nelle due realtà.
 Ercolino nutriva già di suo tale convinzione e non fu difficile allora procedere, sotto la prima e la seconda Amministrazione Caputo, a una politica di espansione e riqualificazione culturale del territorio, che ha lasciato i suoi segni.
 Entro oggi, come ieri, nella Bottega d’Arte di Ferraina e vi sento, immutata, la passione di un tempo, di ieri, incrementata da uno straordinario sentimento di rinnovato amore per Rossano che ci vede nuovamente insieme, chiamandoci a un nuovo cimento.
 Pure lui è un oriundo. Io, dopo cinque, sei, sette generazioni, non dovrei dirlo di me, ma se lo dico di lui, ho l’obbligo di aggiungere che le energie che questo artista ha speso e spende per la città di Rossano sono quantitativamente e qualitativamente assai rimarchevoli.
 Vorrei dire che se a Rossano non ci fosse Ferraina, ci mancherebbe non qualcosa ma molto. E che se ciascun rossanese desse alla propria città quel che continua a dare Ercolino, noi tutti ci troveremmo più avanti nella fruizione dell’opera d’arte, quindi capaci di un linguaggio che eleva la persona e rende più alto il livello della comunicazione sociale.  
 Questa volta Ercolino mi esibisce due tele che a giusta ragione possono dirsi “rossanesi”, non solo per il soggetto, ma soprattutto per l’animus, per l’afflato che le ispira. In una è rappresentato un lacerto del Centro Storico osservato de media altitudine, con le due torri svettanti sullo scorcio concepito e assemblato secondo i tratti propri dell’arte di Ferraina che si possono così  riassumere: trasfigurazione, prospettiva, colore. Elementi concettuali, materici e tonali che tornano ad essere giocati con identico equilibrio compositivo nell’altra tela, quella che riproduce la Porta dell’Acqua insieme a quel poco di paese slanciato nell’azzurro dalle tegole di un pugno di case attorno a ciò che resta dell’antica chiesa di San Paolo trasformata in casa o in bottega, non saprei dire.
 L’animus, dicevamo, è quello che detta le regole del gioco, cioè della composizione pittorica. E c’è da ammirare davvero la centralità degli elementi di base dei due dipinti: la Torre dell’Orologio e il Campanile della Cattedrale, situati in prospettiva ad eguale distanza tra la fuga dei tetti assiepati; e l’arco a tutto sesto della Porta dell’Acqua coi laterizi romani rifatti lucidi dalla mano dell’artista. In uno con gli elementi di contorno che non sono affatto secondari se si indovina uno scorcio trasfigurato di Palazzo San Bernardino con un cenno all’arcata della Chiesa e al podio del Casino d’Unione dal quale si fanno ancora i comizi, col salotto buono della città che resta solamente intuito.
 Evidentemente Ercolino ne vorrà fare un soggetto a parte come merita la Piazza dello Steri, l’agorà col suo consorzio umano, una volta veramente nobile.
 Pure quella Porta dell’Acqua potrà dare lo spunto a una rappresentazione aperta verso il mare lungo il treno di palazzi della Rossano moderna.
 Ma quel rosso intenso di cui Ferraina picchietta gli embrici e il panorama tutto quanto, che quasi se ne connota nell’uno come nell’altro dipinto, non è solo il tratto caratteristico di un pittore colorista che sprigiona energia e reclama condivisione, ma il segno coerente d’un colore, il rosso, e di un sentimento, la passione, che richiama nel nome Rossano.
 Con tale spunto d’intensa efficacia cromatica Ercolino professa la piena, conquistata appartenenza alla comune patria e se ne fa nuovamente paladino ed interprete.
 Polis andra didaskei. Ammonisce la sapienza dei Greci: la città fa il cittadino. Ed è, questa, una verità incontrovertibile; però anche il cittadino, con le opere di talento e di virtù, contribuisce ad accrescere il prestigio della città: ora Rossano ha bisogno di noi. Diamo il nostro cuore alla Dea Rossana, vilipesa e gloriosa e ancora oggetto d’invidia!
                                                                                                        GENNARO MERCOGLIANO

Estratto dalla pubblicazione del mensile "LA VOCE",  Tre pittoti a Concerto di Giovanni Sapia
Centro culturale Mirto 1990
Con altro cuore ed altra mente, i due medesimi elementi sono distintivi e dominanti nella pittura di Ferraina. Non è che egli respinga altri temi, che anzi l’attenzione all’uomo e ai fatti sociali è frequente e confessa un’interiore partecipazione, o che in linguaggio proprio e vivo egli ritragga episodi della vita di gruppo, o che proietti verso un orizzonte illuminato figure di fanciulle viste di tergo, rispettoso dei loro pensieri e delle loro fantasie, o che tenti la ritrattistica o sorprenda gli spasimi di un giorno corpo di donna, o che scolpisca in un emaciato volto di madre, prono al pianto di un bimbo, la dolorosa attesa dell’uomo, o che in allegoria componga un intreccio di mani  che si stringono o indichi nel globo, che una mano avvicina ad una colomba, la volontà di pace, o affidi alla vaporiera di carducciana memoria, che squarcia un involucro grande di nuvole e fumo, oil senso dell’affannoso processo della storia.
Ma questi interessanti e vari argomenti dell’animo e della mano del pittore, non privi di esiti gradevoli, non sono la sua identità
Ferraina è un autodidatta e la sua tenacia, pur consolata dall’esempio e dall’esperienza, resta quella dell’istinto e del cuore, che ha il rischio di accarezzare qualche ingenuità, ma il pregio di una espressione personale e canora. Il suo interlocutore primo è il colore; il colore è il suo strumento e i suo padrone, talora il suo tiranno, il suo dio. Lo usa levigato, strisciato, spatolato, lo alterna al bianco e nero e glielo sposa in concorrenza e in armonia, lo manovra a suo agio, ed anche lo violenta, ma esso, talvolta, si rifà e gli prende la mano, lo conduce dove vuole; ne esce allora l’espressionismo istintivo di un quadro sine titulo, dove il bleu notte, che pure i  levi variazioni tonale ha una sua diffusa illuminazione, si concreta in svolazzi filiformi, morbidi come di grandi piume, non rapportabili a precise realtà, disponibili a qualsiasi vostra interpretazione, e pure conclusi in se stesso come elementi di bellezza.
Ma certamente quelle suddette sono le sue strade prevalenti. Ferraina è di Caraffa di Catanzaro, ma connaturato rossanese e non tanto in nome del suo ormai lungo lavoro di tecnico elettronico e della ormai consolidata residenza, sebbene più per le suggestioni che la Rossano antica offre alla sua pittura. Non è raro, per gli straordinari richiami della sua storia, questo cordiale affiatamento, quasi un innamoramento, degli artisti con la nostra città. pochi giorni addietro un pittore sud-americano, Gonzales, le ha consacrato una sinfonia bizantina, quasi una corona di sonetti cantati alla gloria delle sue origini, Ferraina sorprende pezzi cadenti di storia, elementi architettonici già in parte contaminati, angoli preziosi come scrigni e invecchiati nell’indifferenza, i viali e le gradinate, i gafi e le camare, le vecchie porte, gli atri acciottolati, le affacciate sulle timpe ed anche squarci di nobile architettura legata ai fasti della città. Il tutto con linee sicure e decise, evidenziate dallo spessore dei chiaroscuri, e con predilezione per l’agglomerato e il continuo,, un lontano sogno di Enotrio.
Ma è certamente nel paesaggio la principale direttrice di Ferraina, il suo senso del colore, la sua confessione, il suo animo acceso, il suo giovane desiderio di vita, la sua serenità, forse anche il suo cruccio, la sua pena. Egli usa con la tessa naturale predisposizione, quasi due lati del suo carattere, il pastello come il forte e vibrato, ma l’intensità è il suo segno, e perciò più colpiscono le sue accensione nelle loro varie gradazioni, del giallo e del rosso. Con questi suoi strumenti e compagni egli attraversa conche e pascoli mm ontani, visita selve e picchi, sponde alberate e fiorite, dove i frutici e l’erba, sollevati intenzionalmente, talvolta vincono in luce il bosco e l’acqua, spiagge consolate dalla presenza umana, casali innevati, ove il contesto, ottenuto con più o meno forti scuri, dà il senso solenne del silenzio e del tempo; compone gli spazi e gli elementi con ampio supporto della fantasia, dipinge chiome d’abeti, talora col gusto della finitezza, più spesso punteggiandole con geometria naif, che lascia spazio alla luce, mentre rileva ed innerva la base dei tronchi in una prepotente affermazione di giovinezza.
Questa è anche la pittura dell’acqua, sempre in gioco col bosco ed il cielo, dolce in ruscelli tra sponde erbose, cristalline, quasi ghiaccia tra la neve, tumultuosa in onde plasticamente impastate e ruggenti, sonnolenta sotto il manto dei rami, in pace perfetta sotto il bosco ed il cielo, bianchi riflessi nell’assoluto dominio dell’azzurro, con una prospettiva d’infinito; placida e quasi rassegnata nel mare, in simpatia con la barca, la rete ed il lavoro umano.
Ma è nei tramonti che il colore gioca la sua forza  ed il suo trionfo, nei tramonti di fiamma, dilaceranti, che sono una consentanea esplosione di tutta la natura, ed anche il mare si fa vita, moto, colore: qui il limite dell’esperienza tecnica cede ad un più prezioso intervento della fantasia e della capacità creativa. Senso, dunque, del colore e della natura, che rende anche odorate e belle le composizioni floreali di questo pittore, che confessa con senso ammirevole di modestia certi suoi limiti, spiegabili peraltro anche con la brevità dell’esercizio, ma che ignora forse lo spessore delle sue capacità.
Mirto 1990 , Giovanni Sapia
Nota critica di Gerardo Leonardis, operatore culturale, giornalista, scrittore, saggista, critico.
Ammirando molte delle tele di Ercolino Ferraina mi si apre nell’immaginario la curiosità un pò paradossa di poter registrare nel culmine del suo atto creativo i battiti del polso. Ogni volta mi sembra di sentirli come sintomo di una temperatura altissima  che d’istinto egli riversa nel colore delle sue figure, col risultato di svelarle ad un espressionismo cromatico che la spatola più che il pennello rende materico, con coaguli così intensi e caldi che oserei definire pagani. La jonicità negli impasti di luce viene espressa  con tale originalità  da farla apparire  carattere specifico del territorio e dell’intera terra di Calabria.   
  Penetrando i centri della sua irradiazione emotiva e quindi i suoi impulsi pittorici, ci si accorge come questa sua febbre, dall’impasto si riversi nella stesura coloristica, spesso in dominanza rossa, rendendo i coaguli mezzi di traduzione espressiva. L’intermediario è la luce che ci svela subito gli arcani della sua pittura. Quella nostra luce che acceca in un tutt’uno col sole e che l’artista fa sua riuscendo a scomporla in mille eccitazioni che ci trasportano dal  colore al calore, e viceversa, mantenendo sempre vivo lo scambio, non riuscendo a liberarsi dalla febbre che sempre alta finisce con l’infiammare ciò che il suo sguardo  irretisce, così come avviene in molti cieli delle sue tele, in alcuni suoi paesaggi come l’Isla de Saona che sembra prossima all’incendio, in molti muri come quelli della Chiesa di S.Marco che sembrano ardere, nelle case dell’intera Rossano o nella Torre del Castello ducale a Corigliano.
   Le figure umane non ne sono esenti, sembrano volersi liberare dalla intensità del colore rosso che come fiamma le avvolge, come in Emilia dalla spallina caduta o ne Il cappellino di Emilia  e così  pure in nature morte come Fiori per Maria  o  nella tela In balia delle onde
  Il non figurativo puro al limite dell’informale appare come una reazione al condizionamento febbrile nell’istinto a volerlo superare, scatenando la spatola nell’imprimere sulla tela striature profonde alternate  a punti che si animano nei contrasti cromatici fino ad apparire mobili. E’ così in tele come  Il male, Controluce sul lago, Chiarore al mattino,  spesso indulgendo alla tecnica di un pointillisme vivace come  in Salendo la collina o Rosso in Cielo o in Rio de Chavon    
  Ma nella pittura di Ercolino Ferraina non tutto è assimilabile al fuoco che illumina e brucia. Al dinamismo interiore, fonte di temperature coloristiche elevate, subentra a volte una malinconia diffusa che macera l’intimo,che trasfigura e sfuma i contorni rendendoli dolci o sopiti ed è allora che la ricerca pittorica diventa esplorativa come se la Memoria inducesse l’artista a misurarsi col passato, a trovare migliori ragioni di vita, altri riferimenti espressivi in cui la luce non più violenta diventa elemento di quiete. E’ qui che la pittura di Ercolino Ferraina nella comunicazione trova la sua massima espressione, toccando corde che complice l’immagine si fanno linguaggio poetico. Un Ferraina espressionista puro che visita vecchi mestieri della sua terra, poco retribuiti, esercitati nell’umiltà che la civiltà dei consumi non ha contaminato, perché destinati a scomparire. Il mestiere dei cestai, dei liutai, degli impagliatori di sedie, dei vasai e dei forgiari, avvolti nelle tele in atmosfere di jonicità con il cesto fine ultimo di un sapiente intreccio di fruste che diventa  riferimento semantico del suo modo di far pittura, espressa con gli andamenti regolari delle sue linee di tessitura cromatica sapientemente spatolati.
Quando si rivolge all’acqua dei ruscelli in ferma, con il folto verde che fa da contorno intrecciando grovigli, è Monet a guidargli la mano, chiamandolo a collocare ninfee e dolci infiorescenze acquatiche che attraversate dalla luce sembrano prendere vita in una trasfigurazione romantica da tardo impressionismo.
 Agosto 2010
                                                                                                                    Gerardo Leonardis

 “Un pittore naturalista-realista alla ricerca di un mondo di colori in cui tutto è nuovo e si esalta.
 Il  pittore Ercolino Ferraina è nato a Caraffa di Catanzaro, arcaico sito dell’antica Magna Grecia.
 Attualmente risiede a Rossano, ameno centro dell’Alto Jonio Cosentino, dove svolge proficua attività di promoter d’arte e manifestazioni culturali.
 Fin da bambino, una naturale inclinazione alle arti figurative lo porta ad elaborare, con armonica tessitura, vedute panoramiche, personaggi e scene georgiche virgiliane. I suoi riferimenti artistici sono Vincent Van Gogh, Claude Monet e Camille Pisarro.
 Alla spontanea estrosità creativa unisce l’amore per la musica e la poesia, doti personali decisive per esprimere una elevata tensione spirituale.
 Negli anni 80, l’amore per la figurazione lo porta a visitare i maggiori musei italiani, nonché a frequentare lo studio del pittore e storico Salvatore Bugliaro.
 Perfeziona così la conoscenza dell’impianto compositivo, l’abilità della distribuzione degli spazi e dei volumi, l’accostamento delle cromie, nonché la tecnica di conferire la luce che deve irradiare ogni opera pittorica naturalistica. Negli stessi anni aderisce al G.A.R. (Gruppo Artisti Rossanesi) sodalizio fondato con lo scopo di promuovere l’arte e la cultura.  
 All’Associazione Culturale fa seguito la fondazione del “ Centro Arte Club”, ente promotore di periodiche mostre collettive nel territorio finalizzate a migliorare l’immagine turistica della cittadina jonica.
 Oggi Ercolino Ferraina ci presenta una pittura che fa sognare, portandoci in atmosfere naturalistiche, in grado di provocare profonde emozioni. Nascono così splendidi dipinti ad olio, dove la campagna rigogliosa si apre davanti allo spettatore con un ampio respiro compositivo, rivelando un mondo fatto di sentimenti rivissuti in forme idilliache. Una primavera artistica fatta di colori ad olio, brillanti e luminosi, dove in un mondo di cromie chiassose, sboccia l’amore per il bello e la natura. Paradigma del suo lirismo è il dipinto intitolato: “ Rosso cielo nelle campagne ioniche”, opera pittorica che, sebbene di piccole dimensioni, rivela le singolari qualità dell’autore rossanese.
 Il cielo, infatti, è percorso da pennellate ampie, dense e parallele, tali da suggerire allo spettatore una atmosfera di indubbia tensione. Questi interventi “vangogghiani” di colore vivo e dinamico, proseguono in basso, con striature punteggiate di bianco, giallo e nero, in modo che il contrasto cromatico delle tinte possa creare una dinamicità rappresentazione scenica.
 In altri dipinti emerge la matrice post-impressionista del Ferraina, soprattutto quando dipinge personaggi del territorio. Nella composizione delle figure, infatti, l’artista procede con brevi tocchi di colore puro, che opportunamente sovrapposti, danno luogo a singolari atmosfere luminose. Uno studio di colori complementari, poi, unito alle sovrapposizioni cromatiche, gli permette di saltare la luce naturale, “en plein air”, all’aperto e dal vero.
 L’idea di cogliere la luce “spontanea” è stata espressa recentemente nel suo “Autoritratto con cavalletto e tavolozza”, dipinto storico eseguito in un giardino jonico, adiacente il suo laboratorio d’arte.
 Nel’opera si possono notare sia l’espressività dell’autore, colta in un momento di grande intensità poetica, sia il progressivo sviluppo dei mutamenti atmosferici determinati nella natura. L’artista è colto in uno stato d’animo inquieto, con la barba ispida, gli abiti poco curati e l’espressione sognante, proteso con tutte le facoltà sensoriali a dipingere se stesso e le proprie emozioni.
 Il gesto della mano, tuttavia, è deciso e risoluto, fino ad esprimere ferrea intenzione a dipingere, perché egli è certo che il quadro fa parte del suo destino.
 Dietro il pittore, infine, appare una piccola staccionata, a tratti interrotta ed evanescente, tale da fornire ritmo e movimento alla rappresentazione, mentre i colori sono quelli tradizionali degli impressionisti: verdi e gialli per la campagna, azzurrino e rosa per il cielo, verdi e ocra per la natura.
 La tecnica di Ercolino Ferraina, come quello dei grandi pittori della scuola di Fontainebleau, ha come scopo l’apparire della luce, restando nell’attesa del sole e delle ombre, fissando poi, con singolari pennellate, quelle parti della scena in cui vuole fare apparire i bagliori luminosi.
 In altri dipinti rivela e/o sintetizza le forme spaziali, in modo che esse possano cogliere l’apparire della luce spontanea dei raggi riflessi della natura, in contrapposizione di altri elementi collocati dall’artista.
 Con tale tecnica il pittore riesce a conferire agli oggetti sottili trasparenze o velature che fanno divenire i dipinti vere opere d’arte.
 La critica più evoluta del settore ha riferito che il Ferraina è un artista in continua evoluzione e si augura che nel tempo possa pervenire ad una pittura contemporanea più personale e possa, soprattutto, raffigurare tematiche con fondi informali-astratizzanti, non rinunciando ai temi classici figurativi e naturalistici.
 Il pittore “jonico”, da poco conosciuto, in occasione di una mostra in “Palazzo San Bernardino” di Rossano, è stato una vera sorpresa per gli argomenti naturalistici sapientemente descritti ed i temi architettonici e paesaggistici che riconducono alla Calabria e ad altre regioni italiane.
 Il pittore, recentemente, ha realizzato alcune opere grafiche seriali, ottenendo un indicativo interessamento del mercato nazionale.
 Ercolino Ferraina ha effettuato numerose mostre personali in Italia: Roma, Bologna, Bari, Bolzano, Catanzaro, Spoleto, Cosenza ed all’estero: Parigi, Bruxelles, Montmorency, Malta…
 Ha ricevuto numerosi diplomi e riconoscimenti: Premio Sala RE ENZO Bologna, Vincitore Premio Arti Figurative Città di Malta, Premio Arte Etnica Citta di Caraffa, Premio Internazionale Calabria 2006 e 2008 Citta di Palmi, Premio Letterario “Città di Calopezzati” – Sez. Speciale Pittura “Nicola Jannelli”.  
 Le sue opere figurano già in importanti collezione pubbliche e private. Hanno scritto di Lui. S. Bugliaro, L. Q. Bonini, S. Ferrari, S. Serradifalco, G. Leoandris, R. T. Grasso, G. Sapia, M. T. Prestigiacomo, V. Politano.
 
Roma 22 settembre 2011-10-06
 Antonio Sorgente.
 
  Artista del sud… la pittura una forte passione
 ..... Ercolino Ferraina nel corso degli anni ha sperimentato diverse tecniche pittoriche giungendo a perfezionare la tecnica della lavorazione dell’olio su tela a spatola.
 I temi prediletti da Ferraina sono essenzialmente di carattere figurativo: paesaggi, figure, nature morte.  I colori caldi e vibranti di luce, sono quelli del mondo mediterraneo, all’interno del quale, per la bellezza fortemente drammatica del proprio paesaggio, la calabria occupa senza dubbio un posto particolare.
 La Calabria che appare nelle opere di Ferraina è una terra fortemente legata alla dimensione umana del lavoro artigianale, come ad esempio “ Il Liutaio, il Cestaio”, dove l’immagine pittorica restituisce l’attenta cura con cui l’artigiano, realizza il suo lavoro.
 Anche Rossano la città in cui il pittore vive è uno dei soggetti dominanti (il centro storico in particolare), con le sue case fatte di pietra e i bianchi colori tipici del sud, con cui il silenzio dei suoi vicoli dove i panni stesi sulle corde dei balconi sembrano suggerire che dietro quelle porte, e quelle finestre chiuse , c’è un mondo vivo, tutto da scoprire.
 La natura calabrese appare fortemente sottolineata, anche nei suoi toni più aspri del paesaggio “  Due case sul promontorio”, in cui l’impeto distruttivo del temporale estivo si spiega con grande forza sulla tela.
 Quello di Ferraina è un linguaggio pittorico istintivo, nato dall’osservazione della realtà  ed espresso attraverso un sapiente uso del colore .
 La ricerca visiva crea immagini ricche di luce, abbaglianti, in cui le forme naturali sembrano fondersi nella calda luminosità che avvolge il paesaggio.  
 
da ILLUSTRAZIONE ENEL maggio/giugno 1993
Diplomatica Repubblica Dominicana, Nidia Paulino Valdez
Ercolino Ferraina, un hombre que ama el arte en todas sus vertientes, que al momento de tomar un lienzo y darle las primeras pinceladas tiene una historia para dejarla imprimida, su amor por el arte lo ha llevado a realizar una grandiosa secuencia de exposiciones, tanto en Italia como en el exterior, y en cada una de ellas, ha dejado plasmado en su pùblico la enorme satisfacción que solo se percibe al observar ese caudal de ingenio, ideas y belleza que viene expresado a travéz de sus trabajos.
 
Con esta nueva entrega, disfrutaremos de una miriade de paisajes y lugares que proporcionan un gran calor al alma, como a su vez hace aflorar delicadamente un sentimiento de paz y afecto por todo lo que nos rodea, con su próxima muestra en la República Dominicana, nos conquistarà ese toque especial que donan las vivencias, y que convieten  en mas sugestivos esos paisajes y panoramas caraibicos, en los cuales distingueremos la marca indelebile de un artista que alcanza una progresión fantastica a travez de un estilo profundo y cautivador, en la capital del nuevo mundo, la Primada de America, Santo Domingo, otro italiano dejara un legado invalorable a las Americas, telas con expreciones frescas, con un contenido armonico de colores suaves y llamativos que nos envolveran de ternura, alegria,anoranzas y ese sin número de sensaciones que el sentido de la vista nos permite percibir; cuando admiramos el resultado de lo creado por las manos de quien posee un gran talento.
Dra. Nidia Paulino Valdez
Diplomatica Rep. Dom.

Lettera ricevuta da Saverino Maiorana insegnate e giornalista di Caraffa di CZ.
Caro Ercolino,
 in occasione della mostra da te allestita presso il palazzo della Provincia di Catanzaro, con piacere ho osservato i tuoi quadri e non ti nascondo che ho provato momenti di emozione. Premesso che io non sono un intenditore di pittura, ti confesso che ho avuto l’impressione  che dalle tue opere si sprigioni una luce, forse dovuta ai colori molto vivi, (perdonami l’asserzione) che rasserena l’animo dell’osservatore e lo trasporta in un mondo sublime. Certo l’ambiente naturale e i momenti di vita a cui tu ti ispiri ci appartengono: è il paesaggio jonico della nostra Calabria, l’attività della gente umile, l’angolo del paese. Questo ambiente, da te ricreato ed elevato ad espressione artistica, tocca il nostro animo e lo arricchisce di sentimenti e di valori. Caraffa, che Ti ha dato i natali , è orgogliosa di Te e certamente meriti  di essere annoverato tra i suoi figli migliori.
 Ti auguro ancora tanto successo, ma soprattutto che le tue opere continuino a mandare messaggi di serenità e di pace interiore di cui la nostra società ha tanto bisogno. Ti ringrazio e ti abbraccio affettuosamente.
 
SAVERINO MAIORANA
 Caraffa li 06-02-1994

Recensione critica di Settimio Ferrari (Galleria d'arte Cefaly) palazzo della provincia di catanzaro.
Il mondo della pittura, e dell'arte in genere, è ormai molto variegato e composito.
Il numero veramente incredibile di artisti e di autori che vi si affacciano, rende difficile discriminare le rispettive valenze e una selezione che risulti effettiva espressione delle singole capacità.
A questa regola sembra far eccezione Ercolino Ferraina che "a denti stretti", con sacrificio ed impegno quotidiano sta riuscendo ad ottenere una sua collocazione e a maturare una propria identità artistica.
Sono proprio la sua naturale modestia, la sua semplicità di porsi di fronte alla tela, il rispetto per l'individuale ed il collettivo, la dignità, soprattutto, con cui concepisce il rapporto psico-intellettuale con l'arte, gli elementi vincenti della sua opera  e delle sua iniziative.
Non scordiamoci che Ferraina non è solo artista di sè stesso e della sua arte. Egli vive profondamente la pittura quale momento di scardinamento di logiche individualistiche e soggettive; pretende, a buon diritto, che essa diventi momento di incontro e di socialità, filo conduttore di una esistenza improntata da una reciprocità di scambi umani e culturali dove il singolo riesce a fondere la sua crescita con quella della collettività.
Un caro amico comune, mio e di Ercolino, il Prof. Taliano Grasso, mi perdonerà se rubo un suo riferimento a Borges in relazione alla pittura di Ferraina. "Borges diceva per la letteratura ciò che è validissimo per tutta l'arte, che nessuno sa ciò che gli è stato concesso di scrivere"    E' vero, Ferraina, e come lui tanti altri veri artisti, danno vita e corpo con la loro arte a un mondo sconosciuto che, molto spesso, va al di là delle loro intenzioni conscie e razionali.
Ma al contrario di tanti altri, Ferraina, fornisce della sua arte e del suo impegno per essa, una dicotomia assolutamente originale, direi scardinatrice rispetto agli elementi attuali del nostro tempo.
L'arte sì come messaggio, input di riflessione e di traduzione del proprio io, ma anche arte come strumento di socialità, di simbiosi fra l'individuale e il collettivo.
Del resto il ruolo che il suo Centro Arte Club di Rossano sta svolgendo nell'ambito dell'intera regione ne è piena dimostrazione.
La pittura di Ferraina è espressione di una prerogativa che si cala perfettamente e ne è quasi traduttore ed interprete, traendone da ciò la propria modernità di una intellettualità  tutta ed esclusivamente meridionale.
Il figurativismo di Ferraina, il suo interesse per la jonicità, la sua attenzione per la solarità dei nostri paesaggi non sono altro che espressione piena e vissuta di quella cultura della contemplazione e di quel senso dell'estetica, importanti eredità del mondo della Magna Grecia e che lo stesso Vittorio Sgarbi puntualizza continuamente nei suoi interventi.
La pittura di Ferraina, il suo espressionismo figurativistico, non sono mai però una maniera distaccata di porsi al di fuori delle frontiere spazio-temporali. Al contrario la matericità delle sue spatolate, la tensione mai minimamente celata dei cromatismi che sprigionano dalle sue tele sono indicatori chiari di una profonda onestà intellettuale nel rapportarsi con la propria terra e la propria esistenza.
Il pittore cala la sua arte nella ricerca e nella analisi. Ci presenta un mondo, un paesaggio non idilliaco e sereno, retaggio di un passato che non potrà più essere ma, al contrario, ce lo trasmette con tutte le sue contraddizioni, le sue tensioni, la sua drammaticità quotidiana.
In sintesi il figurativismo di Ferraina diventa chiave di lettura universale delle ragioni dell'uomo e della funzione della sua esistenza.
Tra le spatolate dense e intensamente cromatiche, si avverte chiaramente la necessità della ricerca metafisica, si avverte il dubbio della caducità dell'uomo, il desiderio di porre la centralità del trascendente all'interno dell'itinerario quotidiano.
Ferraina questo vuole, questo anela spasmodicamente. Dimostra certo fatica, tensione, incertezza, dubbi violenti, ma anche speranza ed ottimismo.
L'influenza espressionistica di Van Gogh è evidente, come è chiaro anche la traduzione nelle sue opere dell'attrazione polare e della forza gravitazionale che esercitano le immagini del maestro olandese in chi le osserva.
Infatti Ferraina privilegia la centralità della luce che rappresenta il fulcro, momento dissacratore e liberatore di un sofferto percorso di ricerca nell'essere, luce che in tutte le opere dell'artista è esplosione-implosione contemporaneamente, e, comunque, punto terminale di un complesso e sapiente lavoro introspettivo.
Catanzaro 31/1/1994
Dr Settimio Ferrari (Giornalista e critico d'arte)

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